Spesso ci chiediamo chi siamo e che tipo di professionisti vogliamo essere. Nel nostro lavoro quotidiano abbiamo scelto di essere comunicatori un po’ psicologi”. Non siamo solo ben disposti e aperti all’ascolto e alla comprensione ma lavoriamo affinchè si stabilisca una connessione ed una empatia con le persone, per stabilire una relazione di fiducia duratura.

Questo nostro impegno viene prima di ogni atto comunicativo vero e proprio.

Senza creare una “sintonia” con il cliente, nuovo o fidelizzato, qualsiasi attività – dal comunicato stampa ai post social – non sarebbe condivisa ne funzionale al prosieguo della relazione e della collaborazione stessa.

Non sempre scocca la scintilla tra esseri umani diversi ma nel tempo, con l’esperienza, si può imparare ad “accenderla” lavorando ad esempio sull’aspetto più empatico del nostro carattere. Per chi come noi ha il compito di tracciare e progettare percorsi di comunicazione e visibilità del brand, è prioritario non perdere di vista due capacità: essere disponibili al cambiamento e non perdere di vista l’umiltà. Dopo tutto non siamo detentori di verità assolute.

PSICOLOGIA e COMUNICAZIONE

Nel nostro lavoro non può mancare allora una base di quella che possiamo definire psicologia della comunicazione, un faro che risplende anche nella didattica di alcune facoltà. Come nel caso di Psicologia della comunicazione dell’Università degli studi di Bologna il cui obiettivo viene spiegato in questi termini:

“il corso spiega i rapporti tra linguaggio e comunicazione, tra comunicazione verbale e non verbale, nonché tra comunicazione umana e comunicazione animale, lo sviluppo della competenza comunicativa, la comunicazione come processo di influenza”.

È dall’intreccio tra comunicazione e psicologia che prende vita questa riflessione. Entrambe le discipline si incontrano in quel punto che possiamo definire “terreno di relazione” che solo grazie ad una fiducia reciproca può dare i suoi frutti.

PRIMA ASCOLTIAMO, POI COMUNICHIAMO

Prima di sparare pensa”, dice Fabrizio Moro in una sua canzone portata al Festival di Sanremo. Effettivamente non ha tutti i torti e ci fa pensare che talvolta agiamo in modo affrettato, senza aver ponderato le nostre scelte. La ricetta per sbagliare il meno possibile sta secondo noi nell’ascolto, parola e valore chiave anche tra le soft skill per una comunicazione efficace:

  • Saper ascoltare: è l’attitudine a saper accogliere le domande e le esigenze per elaborare, in un secondo momento, risposte commisurate alla richiesta.

Tra le soft skills troviamo la Comunicazione non verbale come la capacità di trasmettere attraverso il linguaggio del corpo risposte positive. Stiamo parlando di metacomunicazione e di quel filo che ci lega oltre le parole

Il cliente, soprattutto al primo incontro, va ascoltato e compreso nelle sue esigenze. Solo dopo saremo artefici di una proposta di comunicazione che dovrà avere a cuore il brand, anche a costo di rivedere, in chiave migliorativa, le idee e la strategia di partenza del cliente. Se alla fine saremo capaci di finalizzare i risultati avremo centrato il primo obiettivo che è quello di aver avuto ragione noi, crescendo in autorevolezza e fiducia, una parola chiave in tutti i nostri articoli e servizi giornalistici.

COSA SIAMO? SARTI DELLA COMUNICAZIONE

È un’espressione con cui la nostra Agenzia di comunicazione e immagine è stata ribattezzata. Ciò perché il nostro ruolo è creare piani e strategie di comunicazione “su misura” ma non potremmo farlo senza la condivisione delle singole azioni con i clienti. Con il trascorrere degli anni appare sempre più chiaro che non esiste una scelta giusta ed una scelta sbagliata ma esistono strade diverse e tutte meritano di essere vagliate e accettate, anche quando ci sembrano aprioristicamente sbagliate.  

Ad un recente ed interessante corso sul rapporto tra uffici stampa e giornalisti organizzato dall’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna organizzato dalla collega Dora Carapellese, la nostra Deborah Annolino nel suo intervento ha illustrato la ricetta di AD Communications per una  relazione che sia empatica ma anche di sostanza. 

Ne è emersa la necessità di progettare con il cuore, agire con empatia, con lo stomaco, supportare e sopportare, con il cervello, pensare e costruire soluzioni efficaci. 

ABBIAMO SCELTO DI ESSERE COMUNICATORI UN PO’ PSICOLOGI

Senza volerci sostituire ad altri professionisti come appunto psicologi e pedagogisti, che fanno il bene il loro mestiere, sosteniamo che nei rapporto umano non vi sia alternativa migliore di una miscela sapiente tra queste dimensioni: comunicazione e psicologia. Come due alleate che si tendono la mano a tutela del benessere relazionale tra le persone. Ciascun professionista, lo psicologo con le sue competenze e il giornalista con le sue skills, può integrarsi all’altro e massimizzare i benefici.

Volendo tornare a definire il nostro “agire” potremmo dire di essere comunicatori con piccole competenze in materia di psicologia, sociologia e pedagogia, acquisite sul campo, attraverso i fallimenti e i successi. Il nostro lavoro si “nutre” di psiche, si inserisce all’interno di un contesto sociologico e quasi sempre si pone finalità pedagogiche oltre che informative.

Ma soprattutto SIAMO COMUNICATORI per dare, come è nel caso di AD Communications, la felicità di comunicare a quanti hanno deciso di affidarsi a noi.

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