Assistiamo in questi ultimi anni, soprattutto sull’esempio “tecnologico” di Papa Francesco, alla crescita dell’utilizzo degli strumenti della comunicazione digitale anche negli ambienti ecclesiastici. Inauguriamo oggi, il blog di AD Communications, sezione che in qualità di giornalisti pensiamo sia di fondamentale importanza per l’attività del nostro Studio. Quest’oggi vogliamo ricalcare un’informazione, casualmente lo facciamo di domenica, sui nuovi punti di contatto e accesso tra il web e la vita pastorale, dalla piccola Chiesa di periferia al Santo Padre.

Lo facciamo riprendendo un articolo scritto da Don Marco Sanavio prete della Diocesi di Padova, su FamigliaCristiana.it con una conseguente riflessione sull’apertura della Chiesa e di molti pastori verso la comunicazione digitale. Si, perché i Social Network e l’attività di “relazione” che si svolge all’interno di queste piattaforme non sono da demonizzare ma al contrario possono offrire un’occasione per aprirsi alla diversità, conoscerla, allargare le reti sociali o i contatti professionali.  “La rete può essere ben utilizzata per far crescere una società sana e aperta alla condivisione” lo ha rimarcato anche Papa Francesco nel suo messaggio proferito alla cinquantesima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali di quest’anno.

Riportiamo un passaggio focale della sua lettera: Anche e-mail, sms, reti sociali, chat possono essere forme di comunicazione pienamente umane. Non è la tecnologia che determina se la comunicazione è autentica o meno, ma il cuore dell’uomo e la sua capacità di usare bene i mezzi a sua disposizione. Le reti sociali sono capaci di favorire le relazioni e di promuovere il bene della società ma possono anche condurre ad un’ulteriore polarizzazione e divisione tra le persone e i gruppi. L’ambiente digitale è una piazza, un luogo di incontro, dove si può accarezzare o ferire, avere una discussione proficua o un linciaggio morale. Prego che l’Anno Giubilare vissuto nella misericordia «ci renda più aperti al dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed espella ogni forma di violenza e di discriminazione» (Misericordiae Vultus, 23). Anche in rete si costruisce una vera cittadinanza. L’accesso alle reti digitali comporta una responsabilità per l’altro, che non vediamo ma è reale, ha la sua dignità che va rispettata.”

Tornando all’articolo di Famiglia Cristiana, comunicare sui Social o in rete significa sicuramente tre cose: esporsi al rischio della critica, ascoltare e condividere

Vediamoli più nel dettaglio:

RISCHIO: Esporsi nelle piazze del cyberspazio significa ritrovarsi immediatamente vulnerabili, passibili di critica, raggiungibili senza filtri. Significa non poter esercitare un controllo serrato che spesso è uno dei pilastri che sorreggono maggiormente le istituzioni. Tra i rischi c’è anche quello di non ricevere risposte, segnale che può indicare sia la scarsa dimestichezza con l’elettronica che il poco interesse e coinvolgimento di una comunità diocesana per richieste così rilevanti.

CONDIVISIONE: Lo abbiamo colto nelle parole di Papa Francesco, quasi ottantenne, il quale non rifiuta la tecnologia e ha scelto una comunicazione anche di tipo Social, su Twitter per esempio. Sarebbero arrivati a 22 milioni i followers nel mondo che lo seguono.

ACCESSIBILITA’: I Social Network sono il sinonimo dell’anti-divo, ovvero tutti e tutto diventano più facilmente raggiungibile. Ciò contribusce ad abbattere barriere e porsi sullo stesso piano di una comunità che chiede sempre più una comunicazione bidirezionale vera, reciproca.

Insomma anche la Chiesa nel 2016 percorre strade digitali per trasmettere la bellezza della vita. Proprio le nuove forme di Comunicazione concorrono a dare forma alla vocazione missionaria. Era un messaggio che il nostro Staff aveva il piacere di offrire in questa nuova e intensa avventura che è la comunicazione in senso più ampio.

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