Comunicare in modo responsabile: l’impegno dei comunicatori al tempo del Coronavirus

Il Covid19 è stato al centro della cronaca e della comunicazione in questi lunghi mesi. Il virus ha colpito la nostra vita, costringendoci a rimanere come in una bolla, sospesi e fluttuanti in cerca di risposte. Nei tg, nei programmi di approfondimento, nelle conferenze stampa quotidiane, nei post sui social si continua a parlare di curva epidemica, contagi, valore R0. La domanda è : “Viaggia più veloce il Covid-19 o la comunicazione sul virus stesso?”

Una riflessione più attenta ci porta a rispondere “entrambi”.

Se i tempi del virus non sempre sono immediati, viceversa la comunicazione non attende, si diffonde a macchia d’olio soprattutto sul Web, dove assistiamo alla cosiddetta infodemia”, ovvero “la circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili.” (Treccani).

COMBATTERE LA DISINFORMAZIONE E LE FAKE NEWS

Il rischio più alto è la diffusione di fake news, notizie false o non correttamente verificate, magari modificate nel titolo o nel contenuto. Secondo uno studio recente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni AGCOM “nel periodo che va dal 21 febbraio al 22 marzo 2020, le notizie sul COVID-19 diffuse da fonti di disinformazione online (siti web e pagine/account social) sono aumentate raggiungendo una media giornaliera del 38% sul totale della produzione, rispetto al mese precedente in cui si attestavano sul 5%”. “Inoltre – come confermano i dati emersi dallo studio – nel mese di marzo ben 4 su 7 sono gli articoli pubblicati in un giorno sul Coronavirus da siti web di disinformazione.

Siamo dunque alla ricerca di notizie vere, serie, certificate. Ne abbiamo bisogno perché ne va della nostra salute e ci rendiamo conto che non è vero che un’opinione vale l’altra. Nel caso dell’epidemia ci sono pareri più fondati di altri, ma il consiglio è di verificare sempre la fonte di una notizia.

Mi pongo due quesiti in questo passaggio dalla Fase 1 alla Fase 2:

  • cosa ha funzionato nella comunicazione durante questa pandemia?
  • Quali sono stati invece gli errori commessi?

Per rispondere mi sembra utile riprendere la cosiddetta “Carta di Rieti”, una lista di nove comportamenti da adottare nei contesti di crisi ambientali/naturali, che deriva dal lavoro svolto da Biagio Oppi (mio relatore in triennale) e da Stefano Martello, cercando di adattare ogni singolo punto allo scenario che stiamo vivendo:

carta-di-Rieti

  • Agire con responsabilità: estendere e poi prorogare il lockdown a livello nazionale è stato sicuramente il primissimo gesto di notevole responsabilità da parte del governo;
  • Ascoltare gli stakeholder: ogni decisione, a livello sia nazionale sia regionale, è stata frutto di un dialogo con gli organi predisposti quali parti sociali, task force composte da esperti in materia economica e sociale;
  • Promuovere (per tempo) cultura della prevenzione: penso alle campagne pubblicitarie, ai video e agli appelli di inizio quarantena con l’hashtag #iorestoacasa, molto utilizzato anche sui social;
  • Comunicare (con) la scienza: il costante dialogo con il Comitato tecnico-scientifico è stato alla base del dialogo sulle riaperture a scaglioni, ad esempio in merito ai protocolli da seguire sui mezzi pubblici, sugli ambienti di lavoro;
  • Formare alla comunicazione: questo punto va inteso come la lotta alla disinformazione, chiedendo ai cittadini di seguire le fonti riconosciute e certificate (Ministero della Sanità su tutte);
  • Valorizzare le identità locali: penso ad ogni realtà di volontariato, alle associazioni e alle strutture che non hanno mai smesso di impiegare le loro forze per dare sostegno alle famiglie più in difficoltà e alle fasce di persone più deboli come anziani, malati
  • Valorizzare il linguaggio: mantenere un tono di voce che sia sensibile, rispettoso e adeguato al periodo di difficoltà
  • Stimolare credibilità e autorevolezza: la fiducia nelle istituzioni a volte vacilla, ma non è il momento adatto per criticare le relazioni pubbliche. Bensì è importante mantenere delle regole comunicative e farne tesoro anche per ciò che verrà.
  • Tutelare le comunità: promuovere iniziative solidali rivolte alla comunità e al territorio, cercando un dialogo continuo con i cittadini.

il team di AD Communications in videoconferenza

Durante tutto il periodo di quarantena sono diverse le azioni compiute grazie all’utilizzo di un computer, una connessione internet e/o una webcam: dalla videochiamata con amici e parenti lontani, alla riunione con colleghi di lavoro, dalla didattica a distanza per i più piccoli sino alle famose sessioni di laurea degli studenti universitari. Una serie di pratiche a cui non tutti eravamo preparati, ma che sicuramente incidono tanto sulla nostra quotidianità quanto sugli sviluppi futuri della nostra società.

La comunicazione digitale rimane alleata anche nella fase 2 in cui ci ripetono di mantenere un “distanziamento fisico”, cercando di favorire il concetto di “prossimità sociale”. Per far sì che tale obiettivo venga raggiunto in maniera efficiente, una delle prerogative dovrà essere quella di ridurre il divario digitale presente nel nostro paese e favorire una cultura tecnologica, da costruire con il passare del tempo e con la diffusione di strumenti e attività destinate a diventare parte integrante delle nostre abitudini e delle nostre attività giornaliere.

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AD Communications dà il benvenuto a Dario D’Antoni studente dell’Università degli Studi di Bologna e da oggi ufficialmente in squadra tra gli autori del nostro blog.

 

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