Nell’era dei Social Network e delle connessioni, qual è il ruolo e la “reputazione” del pettegolezzo? Un tema indagato a tutto tondo da “SOCIAL GOSSIP – Dalla chiacchiera di cortile al web pettegolezzo” ultima fatica letteraria dei Sociologi della Comunicazione Francesco Pira e Antonella Cava. Non potevamo perdere l’occasione di sondare il terreno di questa formula comunicativa di successo, da sempre esistita e oggi carica di nuovi ignificati da non sottovalutare.

Gabriele Conte ha intervistato per AD Communications Francesco Pira docente di comunicazione all’Università degli Studi di Messina e presso lo IUSVE Università Salesiana di Venezia, giornalista e saggista, impegnato in attività di ricerca nell’ambito di sociologia dei processi culturali e comunicativi sul Social Gossip. 

Emergono spunti di riflessione che fanno di questo articolo e del pettegolezzo una cosa seria. Buona lettura!

 

Qual è la differenza fondamentale tra il pettegolezzo classico, diciamo “di cortile”, e il “social gossip” nel modo in cui nascono e si sviluppano?

Il pettegolezzo nel tempo ha cambiato forma, linguaggi, strumenti di trasmissione ed è diventato soprattutto sui social network parte della costruzione della propria identità. Abbiamo scelto, insieme alla collega sociologa e docente dell’Università di Messina, Antonia Cava, di trattare il gossip come formula comunicativa scientificamente interessante e lo abbiamo fatto mettendo insieme le competenze sviluppate da ciascuno di noi negli ultimi anni di ricerca. Approfondendo quindi da una parte come i linguaggi giornalistici si trasformano nel momento in cui il pettegolezzo irrompe nel percorso di produzione della notizia, dall’altra che spazio occupa il pettegolezzo nelle logiche televisive.

 

Oggi è più potente, in termini di efficacia comunicazionale, il gossip “di cortile” o il “social gossip”?

Beh il primo si ferma nel cortile dove è partito, o può arrivare anche in quello accanto o in tutto il quartiere o anche in tutto il paese…L’altro ha una diffusione mondiale. Non ha confini. Né tempo, né spazio.

 

Lei è siciliano, di Licata. C’è differenza tra “gossip del Sud” e “gossip del Nord”? Se sì, in cosa sono diversi?

E’ una domanda interessante. E’ vero che sono un Terrone ma ho abitato tanti anni al Nord. Non trovo grandi differenze. Al sud forse i contorni sono più ornati, la narrazione più didascalica. Ma sono i contenuti che contano. E’il piacere dello svelamento che non ha regioni…ma ragioni.

 

Qual è, se esiste, il modo più efficace per capire se i pettegolezzi (“social” e non) riguardanti una determinata persona e un determinato fatto stiano raccontando la verità oppure no?

Il pettegolezzo è illazione. Il nostro studio ha cercato di valutare i passaggi dal rumor, al gossip che diventa addirittura notizia. Su questo abbiamo lavorato. Ed a questo è dedicato un intero capitolo del libro.

 

Secondo Lei, il gossip – che sia “di cortile” o “social” – può dare dei contributi (anche solo in minima parte) nelle indagini giudiziarie o anche nella prevenzione dei crimini o degli attentati terroristici?

 

Questa è una domanda da un milione di dollari. La prevenzione di crimini e l’attività anti-terrorismo si basa su sofisticate tecniche di intelligence. Magari una pista a volte può partire da un rumor. Ma credo che per svolgere quel lavoro in maniera professionale contano più le soffiate che i pettegolezzi. Però la filmografia, ad esempio i vari James Bond, ci hanno fatto anche intendere questo.

In che modo e con quali forme i rumors in generale possono influire in positivo e in negativo sulla gestione dell’immigrazione africana e mediorientale in Italia e in Europa?

E’ una questione molto complessa che deve essere affrontata con molta intelligenza e soprattutto con grande umanità. Sul rapporto tra media e migrazione ho scritto parecchio e potrei parlarle a lungo di quello che ho appreso nel corso delle mie ricerche. Posso dirle che il vissuto è diverso dal percepito.

 

Lei insegna all’università di Messina… Che funzione hanno avuto i rumors, se ne hanno avuto, nella gestione da parte della popolazione dell’emergenza idrica dell’autunno scorso? In generale, che contributi possono dare i rumors nella gestione di calamità (naturali e non)?

Anche su questo insieme al collega Marco Centorrino abbiamo scritto un articolo scientifico per la rivista del Dipartimento a cui afferiamo, quello di Civiltà Antiche e Moderne Humanities, in cui raccontiamo come è stata affrontata questa difficile situazione di crisi.

Chi è attualmente dal suo punto di vista, se vuole dircelo, il personaggio politico nazionale più “gossippabile”? Nel senso, l’attore politico che, a prescindere dal suo ruolo o dalla sua carica, suscita più interesse mediatico – per il suo atteggiamento o per il suo tipo di comunicazione – a livello di gossip…

Senza dubbio il Presidente del Consiglio e Segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi. E poi, anche se con le dovute proporzioni il suo maggiore antagonista, l’altro Matteo…Salvini. Seguono a ruota il Ministro Maria Elena Boschi e la candidata sindaca di Roma, Giorgia Meloni.

È plausibile pensare che in un prossimo futuro anche la figura del Pontefice potrà essere normalmente oggetto di pettegolezzi mediatici?

L’attuale pontefice Papa Francesco è un grandissimo comunicatore. Proprio nelle ultime ore ha detto che la felicità non è un’applicazione da scaricare. Parla raccontando le storie della gente comune. Vive in mezzo alla gente come quando era un sacerdote gesuita o un Vescovo anti regime. Qualunque pettegolezzo su di lui è smontato dal suo stile, dalla sua capacità di comunicare contenuti e valori.

Quale sarà la prossima tappa nell’evoluzione storica del pettegolezzo? Quali forme e quali strumenti assumerà nell’immediato futuro?

Le tecnologie hanno cambiato il nostro modo di vivere e anche di esistere. Come dice un grande sociologo Zygmunt Bauman, abbiamo il più alto numero di strumenti per connetterci con il mondo ma rischiamo un grandissimo isolamento. Fatta questa premessa dipende da quanto avremo voglia di avere relazioni più che connessioni. Ed il pettegolezzo seguirà la scia.

Ci racconti un aneddoto (o un pettegolezzo) riguardante la fase della stesura del libro che possa generare dei rumors che possano in qualche modo incrementare i lettori…

Beh intanto come è nato. Eravamo a cena con la collega Antonia Cava, e ci stavamo scambiando delle informazioni su un pettegolezzo che girava nel nostro ambiente. E ci siamo detti: perché non affrontiamo l’argomento a livello scientifico, perché non facciamo un po’ di ricerca e se troviamo materiali lo facciamo diventare un libro? Ed è andata così. Ma devo dire che un grande stimolo e naturalmente le giuste intuizioni nella stesura del lavoro ci sono arrivate dal professor Domenico Carzo, che firma la prefazione, e che è componente del Comitato Scientifico della sezione Processi e Istituzioni Culturali dell’Associazione Italiana di Sociologia. Ad esempio partendo dai testi delle canzoni ci ha ricordato due canzoni in cui il gossip ha un ruolo determinante: Non è Francesca di Lucio Battisti e Bocca di Rosa di De André.

Ma il libro ha anche una funzione sociale. Nell’ultimo capitolo parliamo dei piccoli gossip pari che crescono. Pre-adolescenti ed adolescenti alle prese con i social. Un gossip a quell’età può fare molto male ed avere conseguenze disastrose. Così come la diffusione di immagini e video intimi. E’cambiato il concetto di privacy. Ne parliamo ampiamente nel libro.

Ci dia un’anteprima del suo prossimo libro… Quale sarà il tema affrontato?

 

Posso darvi al momento un rumor….Sto cercando i materiali, impostando il lavoro di ricerca. Ma voglio tornare ad occuparmi dell’argomento di cui vi ho appena parlato: pre-adolescenti e adolescenti e nuove tecnologie. Svelare ai genitori cosa sta accadendo. Capire cosa loro sanno e cosa dovrebbero sapere. Ho scritto un articolo scientifico per la Rivista Pedagogika. Già il titolo rende l’idea: Digitali nativi, oltre le definizioni.

 

Grazie, so che non si dice mai, ma è stato un piacere rispondere a domande così interessanti. Come dicono nella pubblicità di una nota sottiletta “Facciamolo più spesso”.

 

PER SAPERNE DI PIU’

Francesco Pira è docente di Comunicazione e giornalismo presso il Dipar­timento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messi­na e di Comunicazione pubblica e d’impresa presso lo IUSVE di Venezia e Ve­rona. Svolge attività di ricerca nell’ambito della sociologia dei processi cultu­rali e comunicativi. Saggista e giornalista è autore di numerosi articoli e pub­blicazioni scientifiche. Opinionista del quotidiano on line “Affari Italiani” e del magazine «Spot and Web», scrive per riviste specializzate. Ha pubblica­to tra l’altro La net comunicazione politica (FrancoAngeli 2012), Come dire qualcosa di sinistra (FrancoAngeli 2009), Come comunicare il sociale (Fran­coAngeli 2005).

 

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