Bufale al tempo di Internet

A chi, scorrendo tra le news di Facebook, non è mai capitato di incontrare una bufala? Il web, in particolare i Social Network sono un mare magnum che accolgono tutto e tutti, da fotoreporter improvvisati a pseudo giornalisti che per mestiere o per passione creano e diffondono notizie false. Parliamo appunto di Fake News definizione coniata da Melissa Zimdars, docente di comunicazione al Merrimack College, e promotrice di un progetto nato per mappare in maniera collaborativa le “fonti false, ingannevoli, clickbait o satiriche”.

fake-newsIl web è popolato da gente che inventa notizie spacciandole per vere generando allarmismi e polveroni, fino, nel peggiore dei casi, a manipolare l’opinione pubblica.

Vediamo meglio chi e perché produce “bufale”, come arginarle e riconoscerle navigando sul Web.

Chi inventa le Fake News?

Con l’informazione online chiunque può scrivere e diffondere notizie a bassi costi e ampie coperture. Tale libertà di azione consente di inventare un contenuto apparentemente informativo. C’è chi vuole sfruttare questa libertà per generare facili profitti pubblicitari. Poi c’è chi diventa creatore di notizie false, solitamente fonti ingannevoli, clickbait o satiriche, per influenzare l’opinione dei cyberlettori. Le finalità sono specialmente politiche, propagandistiche. L’ultimo caso italiano è il referendum: secondo un’analisi di Pagella Politica, l’articolo più condiviso sul tema è stato pubblicato dal sito “Italiani Informati” a proposito del (falso) ritrovamento di “500 mila schede già segnate col SI”. Nonostante provenisse da una fonte sconosciuta e il paesino citato non esista, la news è stata condivisa più di 200 mila volte.

Il boom della disinformazione su Facebook

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Provate a immaginare quale sia il terreno più fertile per le fake news? Senz’altro è Facebook dove è facile raggiungere in poco tempo migliaia di like e condivisioni.

Il social network più famoso al mondo permette di diffondere contenuti personalizzati, provenienti da fonti in linea con gli interessi degli utenti e che molti cliccano senza chiedersi da dove provengano. Dopo il caso della manipolazione informativa per le elezioni in Francia, le presidenziali in Usa e il sospetto furto di notizie dalla Russia, Facebook fa un mea culpa: Mark Zuckerberg ha ammesso la presenza di attività sospette realizzate attraverso il social network che può diventare fonte di manipolazioni e condizionamenti in negativo. Da qui parte la lotta alle fake news e ai profili falsi, offrendo agli utenti la possibilità di segnalare con una sorta di “bollino rosso” le informazioni inquinanti.

Come riconoscere una Fake News:

  1. Controllare l’URL: accertati sempre che la notizia che stai leggendo abbia una fonte autorevole. Infatti spesso non ce ne accorgiamo, ma finiamo su siti-copia che hanno assonanze con altri portali molto noti. Ad esempio “La Gazzetta della Sera”, “Rebubblica”, “Il Fato Quotidiano”.
  2. Leggere la sezione “Chi Siamo”: molti dei siti che diffondono “fake news” hanno un disclaimer in cui indicano che si tratta di un sito di satira.
  3. Documentarsi sull’autore dell’articolo (ammesso che vi sia!): verifica quante amicizie ha su Facebook, se la foto profilo si trova in rete e quali informazioni ha reso pubbliche. Poi seleziona la frase che ti interessa, copiala e incollala sulla barra di ricerca su Google tra virgolette per verificare se sono state riportate da altre fonti; in caso contrario, meglio approfondire. Un terzo aiuto è il tool Stalkscan che riporta una mappatura di tutte le azioni compiute dal profilo nel pieno rispetto della privacy (i contenuti sono già disponibili pubblicamente). Permette di visualizzare le informazioni relative a età, sesso, situazione sentim

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    entale, i familiari e gli amici, la partecipazione ad eventi futuri e passati, i like e i commenti.

  4. Controllare link e immagini: all’interno dell’articolo verifica se ci sono collegamenti esterni ad altre fonti e diffida dai siti che non ne hanno. Poi vai su Google Immagini e carica la foto sospetta per scoprire se è stata già pubblicata altrove o se è stata utilizzata impropriamente.

Oltre a queste accortezze consigliamo di prestare molta attenzione perché chiunque potrebbe incappare nel mondo delle bufale che esistono da sempre e che oggi sono aumentate di frequenza e intensità proprio per quel “giornalismo in rete” (definizione di Charlie Beckett).

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