Usare i social? È un’arte. Ne siamo convinti e lo diciamo con l’esperienza di chi, ormai da tempo, esercita e sperimenta l’arte della comunicazione. Croce e delizia comunicare al tempo dei social network e di internet. Una delle sfide più importanti per il futuro del giornalismo e della comunicazione.

Se usare i social richiede spirito creativo non si può prescindere da studio e aggiornamento per imparare a conoscere queste piattaforme e i loro risvolti, a vantaggio della professione. Per questo AD Communications si rimette in pista con un convegno per aprire un dibattitto sulla comunicazione digitale e per chiarire cosa significa oggi fare il social media manager.

Usare i Social? É un’arteè il titolo scelto per il talk che il nostro team ha organizzato lo  scorso 26 maggio nella sala convegni di Poliarte Accademia di Design e Belle Arti di Ancona. Una realtà che si nutre del suo importante passato – grazie ai 50 anni di storia – ma che punta soprattutto a insegnare competenze con cui progettare la comunicazione dei prossimi anni e del futuro. A fare gli onori di casa il direttore Giordano Pierlorenzi affiancato dalla vicedirettrice Michela Goro e dalla responsabile della comunicazione Francesca Mancini.

Un tema quello sull’educazione dei social che ritorna dopo il successo del talk realizzato in streaming nel 2021: “Educazione e Social” è il confronto tra professionisti, non solo comunicatori, con la partecipazione di Poliarte e del Constructive Network.

“STUDENTI TALK” : LE RIFLESSIONI DEI RELATORI

Il “social dilemma”: la realtà social e la doppia identità

Gli studenti sono i protagonisti del talk “Usare i Social? È un’arte”, stimolati dai relatori esperti delle tre sfere connesse ai social: didattica, psicologia e comunicazione.

Cominciamo proprio dalle ricadute psicologiche dei social. Il loro avvento ha causato un profondo cambiamento nei processi di costruzione identitaria. Alle due dimensioni umane, l’io e il sé, se ne aggiunge una terza, quella del sé mediale, del sé costruito intenzionalmente.

Si consolida l’idea di una doppia identità, una reale e una virtuale. Catia Marilungo presidente dell’Ordine degli Psicologi della Regione Marche – che ha concesso il patrocinio all’evento -,  sottolinea la difficoltà, soprattutto tra i più giovani, di saper distinguere tra le due realtà nelle quali troviamo immersi.

Da qui la domanda: “I social come e quanto plasmano la costruzione della nostra identità?

Secondo la prof.ssa Gabriella Santini, sui social ciascuno interpreta un ruolo e crea un’identità non del tutto autentica, ricorrendo a delle maschere proprio come il personaggio di Luigi Pirandello di “Uno, Nessuno e Centomila”.

Le dinamiche che i social innescano sono numerose e il direttore dell’Accademia Pierlorenzi, soffermandosi sui rischi della dimensione digitale – tra cui la dipendenza dal mondo virtuale e l’alienazione dalla realtà fisica – sottolinea la responsabilità della scuola di educare le nuove generazioni:

Ogni fenomeno innovativo porta con sé delle promesse interessanti ma anche delle minacce. Noi docenti dobbiamo aiutare gli studenti a navigare nella realtà fisica, psichica e digitale: è un aspetto deontologico della professione”.

Per aumentare la consapevolezza della dimensione virtuale, l’Accademia organizza durante l’anno dei project work in collaborazione con le aziende. È il caso del progetto di Social Media Strategy con l’azienda di abbigliamento sportivo Macron coordinato dal docente ed esperto di web marketing Enrico Gurini.

 

Come usare i Social in modo costruttivo: le relatrici di AD Communications

I social media sono strumenti efficaci per promuovere i brand, alla base delle principali campagne di comunicazione e marketing. Anche il mondo dell’arte e quello della cultura hanno inserito nelle proprie strategie i social network, basta pensare alla campagna degli Uffizi di Firenze su Tik Tok durante il lockdown.

Come si può comunicare la propria attività sui social? Il team di AD Communications interviene al Talk portando la propria esperienza:

Mantenere una coerenza tra identità e immagine nella comunicazione.

Educare ai social significa rieducare alla scrittura – che non si compone più solo di parole, ma anche di emoticon, simboli e altri elementi – sviluppando una coerenza con foto, video e immagini.

La giornalista Deborah Annolino ha dato ai giovani poliartisti alcuni spunti per scrivere un articolo e/o post, a partire dagli elementi fondamentali del giornalismo: le 5W (who, what, when, where, why), a cui si aggiunge la necessità di contestualizzare la notizia (HOW –> COME), la piramide rovesciata tipica di chi scrive notizie e la Call to action nel mondo digitale.

Creare contenuti di valore per fare networking.

La caratteristica dei social sta nella capacità di creare contenuti ma soprattutto interazioni e relazioni.

L’ideatrice del Blog “Scrivania Creativa” Cristina Mignini definisce i comunicatori di oggi come “artigiani della comunicazione”. I social aumentano la visibilità delle aziende e ciò comporta maggiore responsabilità nella misura in cui si creano contenuti volti a differenziare i brand che si raccontano, attraverso i loro valori. L’autenticità e la trasparenza aiutano ad essere premiati anche nell’online.

Essere presenti sui social non basta, bisogna essere costanti!

I social sono come delle porte di accesso all’azienda, poiché i clienti hanno la possibilità di interagire direttamente con il brand. Tuttavia, è bene ricordare che i tempi di risposta che gli utenti si aspettano online sono più veloci e reattivi rispetto ai canali tradizionali.

La social media manager Piera Pastore suggerisce di;

  • scegliere con attenzione il o i social da presidiare, in base all’attività che si vuole promuovere e al target di riferimento;
  • aggiornare il profilo con cadenza regolare perché rappresenta il “biglietto da visita” online;
  • creare contenuti di valore e interagire costantemente con la community per creare relazioni di fiducia.

In conclusione, usare i social è un’arte? Sì, ma anche razionalità e numeri.

Usare i social diventa un’arte quando regole e creatività coesistono in un equilibrio che si esprime attraverso contenuti e codici unici e di valore.

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