UNA “CASSETTA D’ATTREZZI” SOCIAL & SPECIALNMD-Social-Media-Tool-Belt

Nonostante sia passata da poco con l’Ordine dei Giornalisti di Bologna la percezione è positiva in merito ad esempio ai temi dell’aggiornamento professionale proposti ai suoi iscritti.

Oggi sono stata uditrice di un corso sull’organizzazione degli eventi con i Social Network impartito da Letizia Palmisano giornalista ambientale specializzata nella crossmedialità della comunicazione.

La domanda (una fra le tante) è: come strumenti on line e off line, digitali e tradizionali, possono integrarsi fra loro? La risposta non è semplice ma riuscirsi significa maggiore visibilità per l’azienda, aumento di engagement all’interno della community e con un pizzico di sapienza (e fortuna) fidelizzazione dei clienti.

La lezione è partita con il lancio su Twitter dell’hashtag #ODGsocial dove sono pervenute domande, ma anche riflessioni sui Giornalismo multimediale, strumenti e sperimentazioni. Si perché oggi pomeriggio al Savhotel di Bologna la sala congressi era gremita di giornalisti, prevalentemente di Uffici Stampa, assetati o probabilmente “bulimici”. Tutti a caccia di strategie social per far breccia tra gli utenti e raccogliere adesioni.

Eppure nella premessa la Dott.ssa Palmisano ha sottolineato l’importanza di valutare caso per caso la “cassetta d’attrezzi” e di selezionare i Social Media più idonei al contesto professionale, alle esigenze e alle risorse che l’azienda decide di investire.

A latere arriva poi il dato che mi lascia alquanto perplessa e in silenziosa meditazione “Il 90% degli utenti social è passivo e la maggior parte dei contenuti arriva dall’1% dei profili social”.

Eppure il numero delle visualizzazioni di un’immagine o di un video contraddicono il numero di “like” o di commenti. Mi dovrò rassegnare alla passività della maggior parte dei “virtual friends”.

Sulle slides di oggi campeggia Twitter che la docente descrive come “lo strumento del live” della narrazione di un evento, di una trasmissione”. Sarà proprio così? Ma sui social dei cinguettii (chi lo frequenta lo ha imparato) non è facile entrare in contatto con decine/ centinaia di persone/enti/associazioni/aziende come invece accade su Facebook. Bisognerà piacere come produttori di contenuti ma soprattutto di immagini meritevoli di attenzione.

Twitter è forse l’esempio  più calzante del visual storytelling. Sono caduta anche io nella trappola anglofona e mi scuserete ma tutti, specie noi comunicatori, dovremo pur adeguarci all’attuale società 2.0 e incamminarci verso quella 3.0 dove l’utente non è solo un consumatore, ne solo un produttore ma è PROSUMER ossia un po’ dell’uno un po’ dell’altro.

Ma torniamo agli hashtag e alla loro funzione di TAG: sono catalogatori di informazioni ed aiutano a tracciare e convogliare nel mare magnum del Social precisi argomenti o eventi. Esempio: un evento che battezza e diffonde il proprio hashtag consente ai suoi partecipanti di potere leggere quanti abbiano parlato e pubblicato dell’evento stesso. Ciò non è irrilevante poichè accresce e ottimizza la visibilità durante le fasi pre – durante – post evento.

Ma come si crea un hashtag? Semplicemente scrivendo il simbolo # accanto alla/e parola/e o numeri che avremo assemblato in modo logico e coerente con i nostri intenti comunicativi.

Quali caratteristiche dovrà avere il nostro hashtag? Breve, twitter friendly, univoco, indimenticabile. Chiaro, riconducibile all’evento stesso, senza scadenza.

Convincere chi partecipa ad uno dei nostri eventi ad utilizzare l’hashtag non sarà sempre facile ma vi consigliamo di trasmettere il messaggio che farlo attiverà un confronto diretto e in tempo reale.

Il corso di oggi è stato piacevole ed utile soprattutto per la “riscoperta” di social che ritenevo essere secondari e di talune piattaforme che approfondirò volentieri. Google + e Storify fra tutte, per raccontare con parole ed immagini e soprattutto col cuore.