“La ricerca della felicità, dal mio punto di vista, è la ricerca di un senso alle proprie giornate”

Daniel Tarozzi – giornalista e fondatore di Italiachecambia

“Italia che Cambia” è il progetto nato nel 2012 dall’idea di un viaggio in camper che Daniel Tarozzi  ha realizzato attraverso tutte le regioni italiane. Sette mesi e sette giorni “per incontrare e conoscere chi si è assunto la responsabilità della sua vita senza aspettare che qualcuno lo facesse al posto suo”. Partito con una speranza, ha fatto ritorno con una certezza: il nostro Paese è immensamente migliore di come pensiamo. È costellato di straordinarie esperienze positive e in totale controtendenza rispetto alla visione che ci restituiscono i mass media. Imprenditori che mettono al centro la sostenibilità umana e ambientale e assumono giovani che tornano alla terra o che vincono battaglie contro le mafie, progetti di integrazione nelle periferie difficili, circuiti di monete complementari, ecovillaggi, eco-vicinati, condivisione di spazi lavorativi. Centinaia di progetti concreti raccontati da Manuel Tarozzi nel suo libro, “Io Faccio Così – Ed. Chiarelettere” e che giornalmente viene raccontato su italiachecambia.org attraverso il giornale web e la mappa all’interno della quale sono stati inseriti oltre 1600 progetti.

Ma scopriamo di più in questa intervista di Gabriele Conte:

“Italia che cambia” è un viaggio fisico e spirituale in giro per il nostro Paese. Adrenalina? Stanchezza? Insomma cosa si prova?

“Emozioni… Tante, tantissime. Felicità, gioia, consapevolezza che si possono realizzare i sogni più incredibili. Frustrazione per il silenzio dei Media e per lo sconforto che pervade molte persone che non sanno la verità. Stanchezza per il lavoro che portiamo avanti quotidianamente all’interno della nostra redazione con pochissime risorse economiche. Soddisfazione per i feedback che riceviamo dai ragazzi nelle scuole, dai lettori dei nostri libri e del nostro sito, dagli spettatori del documentario, da chi ci viene a vedere in teatro. Abbiamo realizzato una trasposizione teatrale di questa esperienza che si chiama La realtà è più avanti”.

12719088_1003159569754968_6198435165858035186_oSolitamente le brutte “notizie” fanno più audience. Ma sulla base del vostro esempio sarebbe possibile un giornalismo fatto solo di notizie positive?

“La vera divisione, a mio avviso, non andrebbe fatta tra buone o cattive notizie, ma tra notizie e “non notizie”. Una notizia è un fatto che le persone non sanno utile per la loro vita. Questa definizione elimina i due terzi di quanto presente sui nostri mass media. Sapere cosa ha detto un politico o essere aggiornato su fatti di cronaca nera, infatti, non rientra nel concetto di notizia espresso sopra. In epoca di crisi e disoccupazione, raccontare che ci sono decine di aziende che stanno assumendo non è solo una “buona notizia”. È in assoluto una notizia! Mentre dire che c’è disoccupazione è un fatto che sappiamo fin troppo bene. Ma i giornalisti si sono in gran parte assuefatti allo stato delle cose e sono convinti che alle persone non interessi ciò che funziona. Niente di più falso a mio avviso”.

All’interno del vostro portale si parla di “Visione 2040”. Quanto è realistico un cambiamento di tale portata per l’intero Paese?

“Le visioni per il 2040 sono state realizzate attraverso la collaborazione di oltre 100 associazioni, aziende, professionisti che si sono seduti intorno ad un tavolo e hanno immaginato come potrebbe essere, nel 2040, l’Italia nel migliore dei mondi possibili. Non utopie, quindi, ma idee realizzabili. La cosa che io trovo più importante, comunque, è stata che all’interno di questi stessi documenti sono contenute le azioni che possiamo fare noi cittadini, adesso, per cambiare le cose concretamente. Se ci attiviamo, se l’1% della popolazione si attiva, possiamo farcela”!

12938069_1180873318597876_2821209990976611952_nNella “Visione 2040” non si fa riferimento alla politica”. Va bene questo governo oppure è necessario un diverso sistema politico-istituzionale per il cambiamento generale da voi sperato?

“Ovviamente la politica dovrà cambiare, ma soprattutto – forse – dovremo cambiare il modo di intendere la politica, andando al di là del concetto di delega. Comunque ci tengo a ribadire che le visioni non sono frutto del mio pensiero o di quello di qualche collega, ma di centinaia di attori del cambiamento. Per cui questa domanda andrebbe posta a loro”.

L’Unione Europea potrebbe potenzialmente favorire o scoraggiare il cambiamento italiano prospettato in “Visione 2040”?

“Dipende da che ruolo assumerà l’Unione Europea. E’ un tema complesso che non può essere risolto in queste poche righe. Credo che leggendo i risultati dei nostri “tavoli” su imprenditoria, lavoro, economia, ambiente, ci si possa fare un’idea in proposito”.

Se c’è una nazione dalla quale l’Italia potrebbe imparare, nella direzione di un rinnovamento socio-economico in senso sostenibile e collaborativo, quale sarebbe? “Io credo che l’Italia possa imparare dall’Italia. Da quei milioni di italiani che già ora stanno cambiando le cose silenziosamente. A noi il compito di raccontarli ed aiutarli ad emergere”.

Il vostro portale ha ideato la “Campagna 1%”, il progetto di “attivazione sociale” attraverso impiego di tempo o di denaro (o di entrambi). Quale tra i due elementi risulta il più importante nel cambiamento sociale?

“Sono fondamentali entrambi. Senza impegnare il proprio tempo non si possono realizzare i progetti e le potenzialità necessarie a cambiare il Paese, ma senza un minimo di risorse economiche non possiamo costruire le piattaforme e formare il personale necessario a mettersi al servizio dei processi di cambiamento”.

E per finire, al di là della prospettiva del 2040, ci chiediamo: si può essere pienamente “felici” anche oggi…?

“Premesso che il concetto di felicità è ovviamente molto personale, io credo assolutamente di sì. Non credo che nel 2040 sarà più facile di oggi essere felici. La ricerca della felicità, dal mio punto di vista, è la ricerca di un senso alle proprie giornate, la ricerca di una connessione con i ritmi della Natura e la sua bellezza, lo spazio per l’amore, la bellezza, la gioia, la cultura, la musica, il mare, le montagne, le risate, i bambini. La gioia è tutto intorno a noi. Si tratta di viverla anziché ignorarla come ci ostiniamo a fare quotidianamente”.

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