Comunicare e porsi nel modo corretto nei confronti degli altri è alla base di un buon rapporto. Ciò diventa particolarmente vero nella comunicazione medico-paziente che se ben gestita, ha una possibile ricaduta positiva sul piano clinico e personale. Una buona alleanza non può fare a meno di alcuni fattori: attenzione, ascolto, fiducia e rispetto. Nella realtà il processo comunicativo non è sempre così lineare e ciascuno è chiamato a fare la propria parte.

D’altra parte, se è vero che il medico deve prestare attenzione all’ascolto dei disturbi e del vissuto del paziente, è anche vero che la persona ammalata deve essere “elastica” e pronta a rimettere in discussione eventuali convinzioni errate, sul proprio quadro clinico.

Abbiamo trovato interessante il tentativo del Portale studi della Medicina Narrativa di proporre un doppio decalogo “Il buon paziente ed il buon medico”  perché entrambi possano riflettere su ruolo e responsabilità, tenendo bene a mente che il tempo impiegato nella comunicazione è tempo investito in salute.

 

Fake news: una sfida nella comunicazione medico-paziente di oggi

La comunicazione medico-paziente, oggi, viene messa a dura prova da internet. I pazienti, ormai sempre più spesso, interpellano il motore di ricerca primo al mondo, anche detto Dott. Google, per consulenze diagnostiche prima ancora di rivolgersi al proprio medico curante. Il rischio è rimanere vittime di false informazioni e cure “fai da te” andando incontro a danni per la salute. Nell’era delle fake new il medico ha il dovere di condurre ed educare il paziente, favorendo in questo modo una “cultura della medicina” autorevole e scientifica.

Internet può comunque essere un utile alleato per la comunicazione. Il confronto sui social può diventare un’opportunità per rafforzare il rapporto di fiducia e far sentire il paziente meno solo nella sua malattia. L’importante è tenersi lontani da cure fai da te. A tale proposito:

Secondo i dati della ricerca “Censis Assosalute 2017, sono 15 milioni gli italiani che cercano di “curarsi” tramite la rete, digitando su Google patologie e cercando informazioni sul proprio stato di salute. Di questi circa 8,8 milioni, più del 50%, sono vittima di fake news. Il 17% consulta solo siti generici, con il 69% che vorrebbe trovare in rete delle informazioni certificate e ufficiali”

Potrete leggere ulteriori informazioni nell’articolo “Scusi Dott. Google..” pubblicato sulla rivista Report Parma.

comunicazione medico-paziente

Comunicazione medico-paziente: la parola ai professionisti sanitari

Per addentrarci nell’argomento abbiamo intervistato alcuni medici, che ogni giorno vivono il rapporto con il paziente. Da Bologna a Modena ecco il nostro viaggio nella comunicazione sanitaria.

 

Dott. Ludovico Trianni | Primario U.O. di Pneumologia dell’Ospedale Villa Pineta di Gaiato (MO)

Dott. Ludovico Trianni primario Villa Pineta e promotore evento 2 dicembreViviamo nell’epoca in cui i pazienti spesso si informano su internet in merito alle proprie patologie facendo diagnosi da soli. Come è possibile difendersi dalle fakenews?

Posso dire di essere fortunato. Infatti nella mia esperienza personale non ho conosciuto pazienti che hanno adottato cure “fai da te” informandosi tramite internet. Il fenomeno più diffuso in rete mi sembra attualmente quello della ricerca di realtà sanitarie eccellenti e/o di professionisti della sanità particolarmente noti e segnalati per la loro competenza.  A mio avviso l’informazione sanitaria sul web, se è molto utile per conoscere chi fa che cosa, non può assolutamente essere sostituita dal contatto diretto, personale e approfondito con lo specialista interpellato, poiché solo in questo contesto è possibile ottenere sia informazioni ritagliate sulla specificità clinica e al contempo valutare quella empatia, quella sintonia che è imprescindibilmente alla base del rapporto di fiducia tra il medico e lo stesso paziente.

Come si rapporta con i pazienti per instaurare una buona comunicazione?

Le best-practices da seguire sono per me, in ordine temporale, le seguenti: capacità di saper ascoltare il paziente; valutare la personalità dello stesso nel suo complesso; analizzare con attenzione tutta la sua storia clinica; informarlo compiutamente sulla diagnosi e sul trattamento della sua affezione; coinvolgerlo e responsabilizzarlo nel proprio processo di cura; rispettare qualsiasi sua scelta, nel rispetto della sua persona.

Il web e i social network hanno aiutato lo sviluppo di una buona comunicazione medico-paziente?

No, a mio avviso nel web prevale nettamente un’azione distorcente sulla qualità dell’informazione medica, proprio perché essa tende a semplificare e stigmatizzare situazioni, concetti e nozioni che sono sempre individuali e assai complessi. La medicina non è una scienza esatta come le scienze matematiche e proprio per questo deve sempre tendere ad essere il più possibile basata su acquisizioni validate dalle più autorevoli società e riviste scientifiche mediche internazionali. Non ho mai usato il web ed i social network, ma trovo invece molto interessante utilizzare le applicazioni educazionali sugli stili di vita più corretti e i videotutor utilizzati per insegnare specifiche procedure di corretto utilizzo di devices medicali e/o esercizi riabilitativi mirati.

 

Dott. Erik Bertoletti | Responsabile Medico dell’Ospedale Santa Viola di Bologna

comunicazione medico-paziente erik bertolettiQuali sono i suoi consigli per un corretto approccio all’informazione online in ambito medico?

Troppo spesso le persone accedono e si fidano ciecamente delle notizie sulla salute che si trovano online. È giusto documentarsi, corretto avere più informazioni possibili, ma basandosi esclusivamente sulle notizie in rete si rischia di cadere in errori che possono avere serie ripercussioni sulla propria salute o dei propri cari. In caso di sanità l’unica certezza è rivolgersi a professionisti, dapprima il Medico di Medicina generale che a sua volta potrà instradare un percorso diagnostico e specialistico che possa servire a giungere alla diagnosi e di conseguenza ad un trattamento mirato del problema. Rivolgersi quindi personalmente alla persona e non alla rete ritengo sia l’unica soluzione in ambito sanitario.

Come si instaura una buona comunicazione con il paziente?

Per instaurare una buona comunicazione è necessario fin da subito trovare una sintonia, un’alleanza con il paziente e i famigliari. Il rapporto di cura, di presa in carico parte dal primo colloquio, dal primo approccio con le necessità e le paure dei pazienti. Bisogna sapere ascoltarli, bisogna comprendere le loro ansie, frustrazioni, sofferenza mentali e fisiche, bisogna instaurare un’alleanza di cura. É un processo complicato da realizzare, serve pazienza, umanità, professionalità e tempo ma facendo sentire al paziente la nostra presenza come Medici rende il percorso meno difficoltoso. L’alleanza terapeutica e l’aderenza ad eventuali trattamenti farmacologici parte proprio dalla fiducia reciproca tra Medico e paziente.

Nella sua esperienza professionale utilizza i social network per rapportarsi con i pazienti?

Non credo che il web e i social network possano sviluppare un rapporto con il paziente. Certamente siamo in una società oramai digitale ma non dimentichiamo che per la salute della persona è sempre e solo la persona fisica, che sia Medico, Infermiere, Operatore Sanitario, Fisioterapista, etc. a fare la differenza. Non confondiamo il web come la persona che possa ascoltare e risolvere il problema; la rete non può comunicare, può solo facilitare la comunicazione. Rimane uno strumento essenziale di sviluppo ma senza la persona, senza la parola umana si rimane in un mondo etereo che non può sicuramente curare e non può sviluppare una comunicazione Medico-paziente.

 

Dott.ssa Marina Farinelli |Responsabile Servizio di Psicologia Clinica dell’Ospedale Villa Bellombra di Bologna

comunicazione medico-paziente marina farinelliQual è il suo punto di vista rispetto a chi, per la propria salute, si informa in rete?

Consultare la rete è diventato per molti un’abitudine. È una modalità che adoperiamo per far fronte a nostri bisogni e necessità di informazione o per soddisfare curiosità di vario genere. Il suo utilizzo può diventare quasi automatico quando, per esempio, vengono letti dei referti di laboratorio, quando una diagnosi viene comunicata di fretta o una terapia non sortisce gli esiti sperati nel tempo atteso, quando si accusano dei fastidi che suscitano preoccupazione per la salute e vogliamo cercare dei rimedi, quando ci vengono prescritti dei farmaci mai utilizzati prima e così via. Di fatto, in rete si possono trovare utili suggerimenti che possono integrare le prescrizioni del medico di fiducia o dello specialista. È importante, però, che la fonte sia autorevole e certificata, che il testo sia firmato e corredato di referenze bibliografiche e che, soprattutto, ci possa essere un confronto con i medici di riferimento prima di “passare all’azione” sulla base di quanto appreso sul sito.

Come si rapporta con i pazienti per instaurare una buona comunicazione?

La comunicazione è una forma tanto naturale quanto complessa della interazione tra persone: tante componenti entrano in gioco. In ambito medico, psicologico e sanitario in generale non è possibile prescindere dai fattori emozionali e da meccanismi difensivi che inconsciamente possono influire sull’attenzione e sul modo in cui la comunicazione viene recepita. Il paziente con cui comunichiamo non è un ricevitore passivo di informazioni: è un interlocutore vivo e vicino, con cui ci sintonizziamo “anima e corpo”, prima di tutto in maniera affettiva, instaurando un rapporto di reciproca fiducia e di costante ascolto anche quando siamo noi a parlare. Ascolto, chiarezza, semplicità, tempo a disposizione, disponibilità ad accogliere, attesa nel farci accogliere, pazienza e, non ultima, lealtà: sono tutti buoni ingredienti per una comunicazione efficace.

Che ruolo ha avuto il web nella comunicazione medico-paziente?

Credo che il web e i social abbiano accelerato la comunicazione e per certi versi ne abbiano cambiato la forma. Non mi pare, però, che abbiano portato sostanziali vantaggi alla comunicazione medico- paziente per come essa viene tradizionalmente intesa. Il web può essere molto utile, di vitale importanza o solo comodo nelle applicazioni della telemedicina, ma non ne sono un’esperta. In ambito psicologico può essere uno strumento che facilita l’approccio quando la comunicazione diretta è ancora difficile o non possibile. Personalmente cerco di riservare al minimo questi canali, forse perché non ho in generale molto confidenza con loro, ma non li disdegno solo per principio.

 

Dott.ssa Maria Rosaria Leo | Responsabile Medico dell’Ospedale Villa Bellombra di Bologna

Maria Rosaria LeoChe ruolo ha internet nella qualità dell’informazione sanitaria?

Il problema insito nella domanda non è internet, ma il cattivo uso che se ne fa. Sulla rete circolano, assieme alla summa della sapienza umana, informazioni false, distorte, incomplete quando non del tutto inventate. È difficile per il profano distinguere le notizie vere da quelle false. Non a caso il dibattito ora, in tutti gli ambiti, è come difendersi dalle fake news. La facilità di accesso a informazioni difficili da comprendere e la superficialità di analisi possano rendere difficile il dialogo medico-paziente, per una predisposizione del secondo a mettersi su un piano culturale paritario che non ha fondamento nella realtà. Il consiglio a chi non ha studiato medicina è dunque di non fidarsi di quello che si trova in rete, soprattutto quando non si è in grado di verificare l’autorevolezza delle fonti.

Quali sono le buone pratiche per una buona comunicazione con il paziente?

Un accurato colloquio iniziale serve a raccogliere le informazioni complete sul paziente e sulla sua storia clinica, cercando di favorire empaticamente la chiarezza dello scambio. Entrare in sintonia e creare un rapporto fiduciario aiuta alla redazione di un’anamnesi accurata, primo passo per una diagnosi precisa, per fare la quale servono poi ovviamente l’esame obiettivo e, nel caso, eventuali altri esami strumentali. Nel caso di necessità di approfondimenti il paziente viene coinvolto ed informato, così da renderlo partecipe al processo diagnostico e terapeutico. È inoltre, necessario coinvolgere la famiglia in incontri strutturati (team) con tutto il personale coinvolto nel progetto terapeutico così da affrontare le problematiche in maniera omnicomprensiva e creare una “alleanza terapeutica” che pone le basi per la buona risoluzione delle problematiche sanitarie individuate.

Pensa che il social web abbia un ruolo chiave nella comunicazione con il paziente?

Internet e le reti sociali hanno reso inevitabilmente più complessa la relazione tra il medico e chi chiede il suo aiuto. Soprattutto in certe tipologie di persone scatta una forma di consapevolezza, spesso senza fondamento, come se in qualche modo l’utilizzo dei motori di ricerca potesse compensare anni di studio universitario e di specializzazione e di esperienza in reparto o in ambulatorio. Il medico deve saper ascoltare, eventualmente confutare convinzioni sbagliate del paziente, spiegare, informare. Per quanto mi riguarda non utilizzo i social network per comunicare con i miei pazienti e le precedenti tecnologie, il telefono e la posta elettronica, servono certamente per un primo scambio di notizie ma prevalentemente per mettersi d’accordo su giorno e ora della visita. Che è l’unica forma utile per una buona comunicazione medico-paziente.

Lo Studio AD Communications ringrazia tutti i professionisti che hanno contribuito alla realizzazione di questo approfondimento. I social network possono migliorare la comunicazione medico paziente, ma è bene essere consapevoli sia dei pro che dei contro.

 

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