C’eravamo anche noi quest’anno al Festival di Sanremo, fenomeno sociale ed evento che per intere settimane popola palinsesti di tv, radio e quotidiani nazionali. Il festival della canzone italiana è protagonista dei Media che assegnano voti e pagelle allo show, ai cantanti, ai conduttori, agli ospiti, alla kermesse in generale.

Ce n’è per tutti.

Reduci di questa partecipazione nel ruolo di giornalisti e spettatori, vi raccontiamo con una chiave insolita, l’esperienza al Teatro Ariston, con uno sguardo alla città e ai sanremesi. L’atmosfera è quella di una grande festa che si respira dappertutto. L’ingresso del teatro è assediato, giorno e notte, di gente che arriva da tutta Italia anche solo per incrociare i cantanti, in attesa di una foto o un autografo. Vi sembrerà eccessivo ma è cosi. Al contrario i sanremesi il festival, se proprio devono, lo guardano da casa.

DRESSCODE VARIEGATO: DALLA PAILETTE AL…

Lì, a pochi passi da quel palco che la tv quasi raddoppia nelle sue dimensioni, abbiamo vissuto e registrato i momenti più significativi, andando oltre la musica e il dresscode. A proposito di abbigliamento, notiamo quello di un gruppo di donne sedute in platea: indossano abiti lunghi paillettati con strascichi lunghi, quasi a voler superare la prorompente mise di Valeria Marini, presente sin dalla prima sera ma poco festeggiata dal pubblico. Di contro sul red carpet arrivano spettatrici abbigliate come se andassero a fare la spesa. Insomma il mondo è bello perché è vario, anche a Sanremo.

Veniamo all’eleganza della location: il Teatro Ariston , oltre 60 anni di vita e sede del cinema multisala frequentato tutto l’anno dai sanremesi che, come vi dicevo, non sembrano così tanto affezionati a questo appuntamento. Il Festival, secondo loro, crea caos e disagi, soprattutto alla viabilità. Al tempo stesso però bisogna riconoscere che la città di Sanremo in quella settimana diventa una vera e propria meta turistica e il Festival linfa per l’economia locale. “Purtroppo –  spiegano i ristoratori sul lungomare e i commercianti incontrati nel nostro breve soggiorno –  questa atmosfera di festa e questo fiume di gente sparisce con la conclusione del Festival”.  La cittadina è accogliente e grazie ad un sole primaverile che ci accompagna per tutto il nostro soggiorno apprezziamo le sue bellezze naturali: il mare, i gabbiani, il verde oltre che il cibo.

 

AD COMMUNICATIONS TRA I FORTUNATI

Essere tra gli spettatori non è semplice. Il regolamento è pieno di ostacoli e lungaggini. Se la prenotazione dell’abbonamento è andata a buon fine si saprà solo dopo alcune settimane, proprio a ridosso del festival.  Pensate addirittura che molti sanremesi hanno perso le speranze di partecipare e forse, non a torto, ignorano l’evento e all’occorrenza ne parlano male. Per vostra informazione non è possibile acquistare biglietti singoli per singole serate ma un abbonamento a persona (totale 5 serate), scegliendo platea (soluzione più costosa) o galleria (soluzione più economica). Per essere ammesso al festival devi essere super veloce, come quando provi ad acquistare il biglietto per il concerto di Lady Gaga, e poi armarti di grande pazienza per soddisfare, con la massima attenzione, l’iter burocratico che alla fine si tradurrà nella visione di un grande spettacolo. Energia, musica, luci ed emozioni a fior di pelle. Peccato che da casa non arrivi l’atmosfera magica dell’Ariston. Ogni serata è diversa dall’altra e a partecipare 5 serate di fila non c’è il rischio di annoiarsi.

Ciò che risulta perfetta in tv è invece la scenografia. Al centro sul palco la famosa scalinata dà l’idea di essere imponente e solida. Dal vivo è una sequenza di gradini che sembrano mollette per stendere i panni e vibrano al loro passaggio. Anche l’impianto delle luci e i giochi sono più convincenti se li osservi dal piccolo schermo.

 

COSA AVVIENE DURANTE LA PAUSA PUBBLICITARIA?

Abbiamo letto da più parti, sul web e qui quotidiani, le “stonature” e le brutture di questo 69°Festival. Siamo in pole position quando c’è da fare polemica ed essere offensivi. Una negatività a 360 gradi che i Social Network amplificano. Il rischio è quello che si perda di vista la musica, la storia e la visibilità che questo evento, con i suoi pregi e difetti, dà al nostro Paese e in particolare alla già martoriata Liguria.

Dal canto nostro diciamo a tutti gli scettici che vedere dal vivo il Festival della canzone italiana è tutta un’altra musica. Cambia la percezione mentre la perfezione che la tv ci trasmette viene infranta dai cosiddetti intervalli, retroscena, etc. Durante la pubblicità sul palco è un continuo andirivieni (tecnici, registi, cameraman, strumenti musicali) solo allora ti accorgi di una macchina organizzativa impressionante. Così come emerge l’umanità e l’emozione di ospiti e presentatori, che dalla tv appaiono supereroi.

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Bisio

La pubblicità coincide con i momenti più divertenti e con la ricerca di un contatto del pubblico con i conduttori e gli ospiti. Sono quelle pause, dai 4 minuti a 50 secondi, che davanti al televisore ci portano a cambiare canale. In teatro invece ti trovi di fronte ad una scena aperta e nuda dove non c’è trucco e inganno. Partecipi persino al countdown della réclame e all’allerta dei 30 secondi in cui tutti devono prendere posto perchè da lì a pochissimo si tornerà in onda. Preferisci non alzarti per andare in toilette, lo spettacolo è proprio “l’intervallo”.

 

IL PUBBLICO E IL “DIRETTORE D’APPLAUSI”

Chi almeno una volta ha partecipato ad un programma televisivo RAI o MEDIASET, sa che ci sono dei professionisti che hanno il compito di istruire il pubblico. Quando applaudire, per quanto tempo e quando stopparsi. Insomma un vero e proprio direttore di “mani”.  Ci sono programmi in cui partecipare tra il pubblico è un lavoro.

Si riceve infatti un gettone e si svolgono dei compiti che vanno oltre il semplice applaudire. Nella nostra esperienza in “galleria” abbiamo incontrato uno staff Rai che tutte le sere, creava un contatto con il pubblico, invogliandolo a regalare applausi e standing ovation. La risposta è stata intermittente ma tutto è andato secondo i programmi (della Rai). Il Festival è studiato nei dettagli, dentro e fuori il palco. Ci sono anche i “fuori programma”, come i fischi durante l’ultima sera durante l’annuncio della classifica finale, ma quelli si riconoscono e si accompagnano a frasi del tipo “è il bello della diretta” oppure “lo show deve andare avanti”.

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Pubblico Sanremo

Vogliamo chiudere questo lungo articolo con un’immagine che ci ha inteneriti:

Una nonnina in galleria nella seconda serata del Festival che con il suo smartphone riprende Claudio Baglioni durante la sua esibizione in “Questo Piccolo grande amore”. Ancora una volta sono le piccole cose che regalano emozione, in una complessa e costosa macchina come il Festival di Sanremo. Last but NOT least, dal vivo Sanremo è tutta un’altra “musica” . Provare per credere.

nonnina Sanremo

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